La famiglia D'Ayala Valva e il bel palazzo sorto nella Città nuova nel “lontano” 1880

La famiglia D'Ayala Valva e il bel palazzo sorto nella Città nuova nel “lontano” 1880

di Josè Minervini

in: "Corriere del Giorno", domenica 3 gennaio 2010, p. 24

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Roberto D'Ayala Valva

Non era ancora scoccato l'anno Domini 1900 quando un palazzo solenne, in posizione panoramica di fronte a Mar Grande e nella Città nuova in fieri, venne fissato, in tutta la magnificenza della sua struttura, sulla lastra di un fotografo lungimirante. Era Palazzo d'Ayala Valva, fatto costruire alla fine dell'Ottocento, nel 1880 per l'esattezza, dal conte Roberto d'Ayala Valva che, intuendo lo sviluppo longitudinale della città, pensò saggiamente a un'altra residenza nella Città nuova, oltre a quella settecentesca nella Città antica. Gli anni Ottanta dell'Ottocento furono davvero una chiave di volta per Taranto che cominciò a cambiare la sua facies urbanistica e le prospettive economiche: nel 1883 iniziarono i lavori del Canale Navigabile diretti dal capitano Giuseppe Messina, alla fine del 1884 venne dato l'avvio alla costruzione del ponte girevole che, nel 1887, dopo un'interruzione causata dall'epidemia di colera, venne inaugurato e benedetto dall' Arcivescovo di Taranto, monsignor Pietro Jorio, proprio nell'anno dell'istituzione del Museo, mentre, due anni dopo, sarebbe stato istituito l'Arsenale Militare.

Quando Roberto d'Ayala Valva, prevedendo o presentendo la svolta storica di Taranto, fece costruire il suo Palazzo, era un bel giovane di trentaquattro anni, discendente da una famiglia che pare abbia avuto origine da un patrizio romano, Caio Servilio Ahala, governatore della Spagna dopo la seconda guerra punica; famiglia di origini latine e spagnole, quindi, di "sangre azul", cioè di sangue blu. Profondo blu. Questa che pubblichiamo è, dunque, l'immagine inedita del Palazzo alla fin du siècle, proprio come appariva agli occhi ammirati dei tarentini poco tempo dopo essere stato costruito, eloquente monumento del prestigio di una antichissima famiglia presente nel Regno di Napoli dalla fine del Cinquecento e a Taranto dal Seicento, rinomata nei secoli, soprattutto per il valore militare dei suoi componenti. Tutt'intorno, come si vede, è ancora campagna.

Oggi Palazzo d'Ayala è in via Anfiteatro, di fronte al Palazzo del Governo ed è sede dell'Istituto Musicale di Alta Cultura G. Paisiello e di alcuni uffici della Provincia. Nell'androne del Palazzo si trova una lastra di marmo posta a destra di chi entra, dove sta scritto: "Sulla via salutare/ dei / Magno Greci / Roberto d'Ayala Valva / dei / marchesi di Valva / eresse questo Palazzo / paterno augurio / di prospere sorti / ai suoi cari. MDCCCLXXX". Di fronte, un'altra lastra di marmo per ricordare un avvenimento importante: "Qui / prima sede / la Direzione del Genio Militare / per / l'Arsenale Marittimo / fausto ritorno / di grandezza a Taranto / arra secura / di / nuove glorie / all'Italia. MDCCCLXXXII". 1882: era prossima, infatti, l'apertura dell'Arsenale e il nobiluomo tarentino, con orgoglio municipale e amor di patria, ospitò nel Palazzo la Direzione del Genio Militare. Non è tutto: in fondo all'androne, a destra, saliti due scalini, ci si trova davanti a una scalinata che porta ai piani superiori; sulla parete di destra c'è un'altra lastra di marmo dove spiccano queste toccanti parole in ritmi di poesia: "Con questo marmo / Roberto d'Ayala Valva / volle / nella casa di sua creazione/ restasse il ricordo / e / nei discendenti l'ossequio / alla memoria / di /Maria Palmieri / e / Cunegonda Farnerari Manfredi / la moglie e la madre / che / onorarono il suo nome / e strenuamente concorsero / al prospero assetto / della famiglia."

Cunegonda Fornerari Manfredi

Non c'è bisogno di commenti: il purissimo e nobile amor filiale e amor coniugale che Roberto d'Ayala Valva nutrì per sua madre e sua moglie sono superiori a ogni nostra parola e comunque vanno raccontati, convinti come siamo della forza educatrice dell'esempio da trasmettere ai giovani. Sentimenti d'amore, di onore e rispetto della famiglia, valori sacri di una civiltà familiare e di un intero territorio: questo si legge in controluce fra le righe di quelle parole che io leggevo e rileggevo, quando, anni fa, oltre al Liceo Classico Archita, frequentavo anche il Liceo Musicale, allieva della classe di canto e pianoforte complementare (e cioè allieva di Lidia Ronco Riccio e dell'indimenticabile Vera D'Amore), immaginando volti e profili di quelle nobildonne, inghiottite dal tempo, e del nobiluomo che, per la moglie e la madre, aveva scolpito nel marmo il suo dolore composto in forma di parole. Ora soltanto ho potuto soddisfare la mia curiosità e per questo devo ringraziare il discendente diretto di Roberto d'Ayala Valva, Mario dei conti d'Ayala Valva, noto medico gastroenterologo, e sua moglie Maresa, che hanno avuto la gentilezza non solo di farmi vedere i ritratti dei loro antenati e il dagherrotipo del Palazzo avito, ma di avermi anche concesso la possibilità di pubblicarli in esclusiva. Per la cronaca, gli altri discendenti diretti del conte sono i fratelli di Mario d'Ayala Valva, il professor Francesco Saverio e il dottor Arturo, tutti e tre cavalieri di grazia e devozione del S.M.O. di Malta. Ecco, dunque, i ritratti del conte Roberto e di sua madre, la contessa Cunegonda: belli, anzi venusti, di una bellezza altera e d'altri tempi. Nato a Taranto nel 1846, il conte Roberto d'Ayala dei marchesi di Valva, imprenditore agricolo all'avanguardia, morì nel 1933 e fu pianto a calde lacrime dai familiari, ma anche dai poveri della città. Egli, infatti, si era prodigato per i più sfortunati, distribuendo loro gratuitamente le medicine di cui avevano bisogno, e basterebbe solo questo per farci comprendere la sua bontà in tempi in cui era di là da venire l'assistenza sanitaria. Grazie a lui e agli "armadi farmaceutici" che egli aveva ideato, tante vite umane furono salvate; a ciò si aggiungono gli asili d'infanzia da lui istituiti, i servizi mensa e le donazioni all'ospedale di Taranto per la costruzione di un reparto operatorio e tante altre opere sociali e umanitarie cui si aggiungono le donazioni, che volle fare al Museo, dei reperti archeologici rinvenuti nei suoi terreni; cosicché, a piangere per la sua scomparsa, furono anche gli archeologi che molto avevano apprezzato la generosità e la signorilità d'animo del conte. Concretezza manageriale ante litteram e sensibilità di umanista avevano contraddistinto la personalità di Roberto d'Ayala Valva. Infatti, negli anni in cui l'Arsenale diventava il motore trainante dell'economia tarentina, questo geniale imprenditore agricolo - che aveva comperato nel 1892, dagli eredi di Francesco dei Notaristefano, i beni del casale di Monteparano, castello compreso (già dei Carducci Agustini dell'Antoglietta) - aveva sempre sostenuto, con convinta passione e incredibile intelligenza profetica, che, oltre al commercio e all'industria, l'agricoltura e le bellezze naturali del territorio e, quindi, il turismo, specie balneare, dovevano costituire il volano dell'economia tarentina. Cristianamente pio e umanisticamente colto, Roberto d'Ayala Valva è davvero un personaggio che ci piace ricordare e far ricordare, iniziando dal Palazzo che fece costruire e in cui visse, sullo sfondo degli eventi cittadini di fine Ottocento. Una foto di famiglia, come si vede, può essere un filo d'Arianna nel labirinto della Storia...

Per saperne di più, si può leggere il libro di Vincenza Musardo Talò, intitolato: "Il castello di Monteparano e la famiglia d'Ayala Valva" (ed. Lacaita), e il libro, a cura di Antonietta Dell'Aglio, Direttrice del Museo Nazionale Archeologico di Taranto, "La famiglia d'Ayala Valva e il Museo di Taranto", promosso e sostenuto economicamente dagli Amici dei Musei di Taranto, in occasione della Terza Giornata Nazionale della Federazione Italiana degli Amici dei Musei.