“Il Principato di Taranto” in un volume di Stefania Peluso

“Il Principato di Taranto” in un volume di Stefania Peluso

di Massimo Romandini

Stefania Peluso è archeologa, collabora col CNR (Sezione di storia medievale di Potenza-Lagopesole) e con l’Università Aristotele di Salonicco. Attualmente perfeziona i suoi studi presso l’Università statale della Ruhr di Bochum. Ha già partecipato a numerose campagne di scavi in Italia e all’estero. Questa volta la sua ricerca ha avuto per oggetto la storia del Principato di Taranto: un lavoro per gli addetti certamente, ma anche un’occasione per il lettore medio alla ricerca di notizie sicure sulla complessa storia della loro città.

L’età del Principato tarantino può oggi essere meglio conosciuta solo che si continui ad approfondirla. Situazioni complesse e personaggi di rilievi l’attraversano nel contesto di avvenimenti geograficamente più vasti. Il periodo preso in considerazione dalla Peluso s’avvia con i Normanni ed è interessante non solo per i risvolti politici di primo piano, ma anche per le connotazioni socio-economiche che l’Autrice non ha mancato di mettere in adeguato rilievo. Preceduto da un Quadro storico, il lavoro si suddivide in tre capitoli, dedicati rispettivamente al “Principato di Taranto e la sua natura giuridica nell’ambito del Regno”, all’”Organizzazione interna del Principato”, all’”Estensione del principato di Taranto e l’ordinamento giuridico interno”. Completano l’excursus le Conclusioni dell’Autrice e una ricca Bibliografia.

Il lavoro della Peluso ha richiesto impegno, non solo perché così si opera, quando si vuole scrivere con competenza la storia, ma anche perché i documenti a disposizione non sono poi molti e bisogna leggerli e capirli. Da apprezzare quindi il lavoro di ricostruzione e rielaborazione dei dati ricercati. Se ne desume la storia di un principato che si sviluppò in un territorio notoriamente terra di conquista (Bizantini, Longobardi, Saraceni). Nell’estendono il loro dominio da Melfi alla Sicilia, dando voce a un potere a carattere spiccatamente feudale destinato a durare fino agli Svevi. Federico Barbarossa, Enrico VI, il sempre discusso Federico II, creatore di uno stato accentrato che poco o nulla aveva a che fare con quello normanno, popolano le pagine di una storia tutt’altro che di basso profilo. Federico II dà vita ad una forma di Stato accentrato che non va oltre la sua persona. Corradino e Manfredi appaiono al suo cospetto vani fantasmi del potere.

La dinastia angioina, che sostituisce gli Svevi, porta con sé innumerevoli contraddizioni, appena mitigate dalla figura di Roberto d’Angiò, ma questo grande re farà presto i conti con baroni e capi locali. La storia del Sud è segnata, come lo sarà con gli Aragonesi. E Taranto vivrà in pieno diritto nel mezzo di vicende ora più grandi ora meno, sempre col piglio di un territorio importante, compreso il profilo economico.

Massimo Romandini