Le statue di San Cataldo dal 1345 ad oggi
Le statue di San Cataldo dal 1345 ad oggi
Questo articolo si è intrufolato anni fa nel mio hard disk purtroppo senza i riferimenti. Se qualcuno riconosce un suo scritto, quindi, sono a disposizione per inserire il nome dell'autore. Lo stesso autore è il responsabile di eventuali incongruenze storiografiche presenti nell'articolo.
Alcune tra le più importanti feste patronali delle nostre zone hanno avuto nel tempo grande risonanza non soltanto per le luminarie e i fuochi d’artificio e le bande, ma anche per la preziosità del simulacro del santo.Del resto in Puglia i maggiori santi protettori vantano tutti una statua argentea o, quantomeno un mezzobusto. La storia ci informa che i tarantini venerarono il loro santo patrono la prima volta attraverso un mezzobusto realizzato nel 1346 per volontà dell’arcivescovo Ruggiero Capitignano. Nel 1151 l’arcivescovo Giraldo I aveva fatto trasferire il sepolcro di san Cataldo dal sarcofago marmoreo in uno argenteo e artisticamente lavorato. Nel 1346 l’arcivescovo Capitignano, accogliendo le richieste dei fedeli, decise di realizzare, secondo l’usanza del tempo, una statua argentea del santo utilizzando il metallo del sarcofago, ma l’argento risultò insufficiente e si pensò di realizzare il mezzobusto.
Nel 1465 il mezzobusto fu allungato in una vera e propria statua perché Taranto era stata liberata dalla peste. Mancavano i fondi e il sindaco, il nobile tarantino Troilo Protontino, fece fare una sottoscrizione tra i cittadini. Dunque c’era la peste e fu vietato l’ingresso in città ai forestieri.
La decisione non piacque a san Cataldo perché secondo una leggenda, all’indomani dell’entrata in vigore del divieto, la statua del santo non fu trovata nella sua nicchia del Cappellone. Soltanto il giorno dopo una donna, mentre attingeva l’acqua da un pozzo presente in un palazzo patrizio, vide luccicare qualcosa in fondo al pozzo, era la statua del santo che volle così manifestare il suo disappunto.
Nel 1891 la statua fu mandata a Napoli per i necessari restauri ma non fece più ritorno a Taranto perché si decise di realizzarne una nuova. La statua fu realizzata dal napoletano Vincenzo Catello nell’istituto Casanova di Napoli. La statua era alta due metri e pesava 43 chili, otto in più rispetto a quella prece dente. Questa statua piaceva più dell’altra ai tarantini.
La notte del 2 dicembre 1983 la statua del Catello fu trafugata dalla cattedrale lasciando sgomenti l’arcivescovo mons. Guglielmo Motolese, il clero e il popolo tarantino. Mons. Motolese ne fece realizzare una nuova nella fonderia Di Giacomo di Napoli, su progetto dell’artista grottagliese prof. Orazio Del Monaco con i 36 chili di oro donati dagli orafi tarantini.
Fu benedetta e portata in processione l’8 settembre 1984 nella Rotonda del Lungomare. Fu benedetta da mons. Motolese che donò alla statua il suo pastorale, mentre il suo successore, il cardinale Salvatore De Giorgi, donò il suo anello episcopale. L’attuale statua, che ha sostituito quella di Del Monaco, ritenuta molto pesante e difficile da trasportare, fece il suo ingresso trionfale in città, trasportata sulla motonave “Tremiti” da Chiapparo al castello Aragonese, tra un tripudio di gente, la mattina del 4 maggio 2003.
Il nuovo simulacro è alto un metro e settanta centimetri, poggia sull’antica base alta 20 centimetri e pesa circa 60 chili. E’ stato fuso per intero e rivestito d’argento. E’ stato realizzato dall’artista Virgilio Mortet ad Oriolo Romano. Alle dita della mano benedicente della nuova statua fu messo un anello episcopale facente parte del “tesoro” di San Cataldo. Sul petto e sul piede sinistro della statua ci sono custodie argentate contenenti reliquie del santo. La statua fu realizzata grazie a 96 chili d’argento donati dai tarantini e venne a costare 48mila euro.
Capitignano, accogliendo le richieste dei fedeli, decise di realizzare, secondo l’usanza del tempo, una statua argentea del santo utilizzando il metallo del sarcofago, ma l’argento risultò insufficiente e si pensò di realizzare il mezzobusto.
Nel 1465 il mezzobusto fu allungato in una vera e propria statua perché Taranto era stata liberata dalla peste. Mancavano i fondi e il sindaco, il nobile tarantino Troilo Protontino, fece fare una sottoscrizione tra i cittadini. Dunque c’era la peste e fu vietato l’ingresso in città ai forestieri. La decisione non piacque a san Cataldo perché secondo una leggenda, all’indomani dell’entrata in vigore del divieto, la statua del santo non fu trovata nella sua nicchia del Cappellone. Soltanto il giorno dopo una donna, mentre attingeva l’acqua da un pozzo presente in un palazzo patrizio, vide luccicare qualcosa in fondo al pozzo, era la statua del santo che volle così manifestare il suo disappunto.
Nel 1891 la statua fu mandata a Napoli per i necessari restauri ma non fece più ritorno a Taranto perché si decise di realizzarne una nuova. La statua fu realizzata dal napoletano Vincenzo Catello nell’istituto Casanova di Napoli.
La statua era alta due metri e pesava 43 chili, otto in più rispetto a quella precedente. Questa statua piaceva più dell’altra ai tarantini. La notte del 2 dicembre 1983 la statua del Catello fu trafugata dalla cattedrale lasciando sgomenti l’arcivescovo mons. Guglielmo Motolese, il clero e il popolo tarantino. Mons. Motolese ne fece realizzare una nuova nella fonderia Di Giacomo di Napoli, su progetto dell’artista grottagliese prof. Orazio Del Monaco con i 36 chili di oro donati dagli orafi tarantini.