Mariella Nava canta il lavoro e gli operai
Mariella Nava canta il lavoro e gli operai
Parla Mariella Nava. Il suo ultimo brano "Stasera torno prima" è stato donato all'Anmil. Un gesto contro le morti bianche. "Ho lasciato libera la mia canzone perché parli delle ansie del lavoro"
di Ernesto Assante
Da: www.repubblica.it, venerdì 28 dicembre 2007
© Tutti i diritti sono riservati all'autore del testo e all'editore La Repubblica
"Ho lasciato libera la mia canzone perché parli delle ansie del lavoro"
"Stasera torno prima", una storia d'amore, ma anche una storia operaia racchiusa in una nuova canzone di Mariella Nava, che ha deciso di donarla all'ANMIL (l'Associazione nazionale invalidi e mutilati del lavoro. Gli abbiamo chiesto perché
Com'è nata questa canzone?
"Non è nata adesso e non è nata all'improvviso. L'avevo già scritta e dopo quello che di recente è accaduto ho pensato che avrei dovuto tener fede al sentire che me l'aveva dettata e che avrei dovuto mandare in giro il brano subito. Non volevo aspettare il prossimo disco o la prossima promozione, in questi tempi in cui tanti si stanno muovendo per sostenere le fami glie dei lavoratori toccati da questi eventi ho pensato di dover fare qualcosa anche io. Ho contattato l'Anmil e mi sono messa a disposizione. Ho pensato che dovevo prendere la canzone e farla andare, lasciarla libera adesso".
E' un tema al quale tiene molto...
"Diciamo innanzitutto che io appartengo a una città altamente operaia come Taranto, e che fin da bambina ho visto cortei che chiedevano diritti, attenzioni, orari e salari migliori, rivendicazioni importanti, fin da bambina sono vissuta con il grido e i pugni in aria, una forte motivazione ce l'ho dentro dunque, potrei dire che il corteo ogni tanto continua a passare dentro di me. E' chiaro che questi fatti non riguardano solo l'industria, ci sono cantieri, i lavoratori clandestini, gli incidenti che non fanno rumore. Nel tempo tutte queste cose hanno trovato il loro posto nella mia testa, fino a quando non si sono trasformati in una canzone".
Scrivendo cose come questa c'è sempre il rischio di scrivere cose retoriche...
"C'è sempre questo pericolo quando si trattano argomenti difficili. Io ho cercato di entrare in una storia rappresentativa di tante altre e utilizzare un "soft touch", provare ad accendere i monitor giusti per l'attenzione degli altri".
Dopo tanti anni pensa ancora che una canzone possa servire, che possa contribuire a cambiare qualcosa?
"Io penso di si. Credo che addirittura abbia una capacità ulteriore rispetto alle parole. E' così tutto quello che sceglie la corsia preferenziale della cultura. Una canzone, un film, un libro, io credo che possano muovere qualcosa dentro di noi, anche quando nei hai perso le tracce nella tua memoria e sembra che sia tutto passato. Il nostro compito è non fermarci, anche quando sembra che non ci siano risultati: se una canzone come questa è nata in me c'era una necessità da qualche parte, vuole dire che ci sarà anche in chi ascolta. E' questo il piccolo miracolo che si compie ogni volta".