Università a Taranto: la scelta da fare resta quella dell'autonomia non l'accumulazione dei corsi

«Università, la scelta da fare resta quella dell'autonomia non l'accumulazione dei corsi»

di Maria Rosaria Gigante

in: "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 13 aprile 2001

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«Quasi un atto dovuto da parte dell'ateneo gemmante». Non ci sarebbero, cioè, grosse variazioni in aumento rispetto all'esistente. Centro sinistra fortemente critico nei non solo nei confronti dell'ateneo barese quanto soprattutto nei confronti della politica universitaria di Provincia e Comune e del centro destra in generale.

Ad esprimere tali punti di vista sono Gianluca Lovreglio (consigliere d'amministrazione del Cuj) e Enzo Giannico (segretario politico provinciale dei Ds). «La nostra richiesta all'ateneo barese - aggiungono in riferimento all'offerta formativa dell'ateneo barese - è quella di dotare i corsi presenti a Taranto di una loro autonomia funzionale, organizzativa ed economica, trasformandoli sin dal prossimo anno accademico in facoltà. La richiesta nei confronti della Regione Puglia, invece, è quella di dotare Taranto di un Edisu autonomo sin dal prossimo anno accademico».

Ma torniamo alla politica universitaria dei due enti locali, tacciata di «pressapochismo, approssimazione ed inefficienza». La divergenza è nell'impostazione: in questi anni gli enti locali amministrati dal centro destra «hanno pensato solo e male a chiedere corsi su corsi, al solo scopo di legittimare una peraltro deludente presenza politica e amministrativa nei confronti dello sviluppo dell'università, e senza pensare innanzi tutto a qualificare l'esistente, tramite finanziamenti tesi alla creazione di dottorati di ricerca e borse di studio, attraverso la creazione dei servizi essenziali per gli studenti che pure pagano tasse equivalenti a quelle dei loro colleghi più fortunati di Bari ed infine attraverso l'individuazione di sedi idonee da donare in comodato gratuito all'università, senza gravare di ulteriori spese le casse delle amministrazioni locali».

Insomma «mancanza di programmazione, unita all'incapacità di dialogo delle due amministrazioni» starebbero per determinare lo spostamento della sede di Giurisprudenza al quartiere Paolo VI che, invece, in virtù della riforma dell'università, andrebbe meglio congiunta in un unico organismo con Economia. Ulteriori esempi di difficoltà di dialogo sarebbero la mancata definizione della destinazione della caserma Rossarol («Tutto ciò che i documenti dicono è che lì andrà l'università») ed il caso Palazzo degli Uffici («il Presidente della Provincia Rana vuole destinarvi l'università nella parte di sua competenza, ignorando la reiterata richiesta dell'amministrazione comunale di procedere alla costruzione del teatro»). Infine, un invito al presidente del consorzio universitario, Carlucci: «Se ne ha le capacità, si riprenda le competenze sottrattegli da Rana e non si accontenti di utilizzare il consorzio come una vetrina personale». m.r.g.